poesia IO RESTO A CASA! E TU

Daniela Evangelista
IO RESTO A CASA! E TU?
Ho sentito dire che in una galassia lontana c’è un pianeta abitato dai coronavirus, piccolissimi esserini a forma di sfera con punte rosse in rilievo sulla superficie.
Tempo fa, alcuni di essi, più curiosi degli altri, decisero di avventurarsi nello spazio per conoscere l’universo.
Oggi ti racconto quello che hanno combinato.
Durante il viaggio erano così elettrizzati per quella esperienza straordinaria da non riuscire a controllare l’entusiasmo:
si muovevano in ogni direzione, sembravano tante palline impazzite, vaganti nello spazio tra infiniti corpi celesti colorati e splendenti.
Interessati a tutto ciò che incontravano, deside-rosi di vedere e toccare ogni cosa, ficcavano il naso dappertutto.
Quando da lontano scorsero la terra, rimasero affascinati dalla sua bellezza, e non resistettero alla tentazione di esplorarla.
Guidati da un esperto comandante, attraversarono luoghi incantevoli, scoprirono acqua, aria, colori, profumi, suoni…
Poi la loro attenzione si fermò sulla specie umana: uomini, donne, bambini, ragazzi, giovani, vecchi.
«Sono creature meravigliose!» esclamarono.
E decisero di osservare da vicino il loro aspetto: la testa, gli occhi, il naso, la bocca, le braccia, le gambe …
E potevano farlo tranquillamente perché erano così piccoli da essere invisibili ai loro occhi.
Quindi le scrutarono indisturbati mentre quelle camminavano, mangiavano, lavoravano, si divertivano o svolgevano altre attività.
Conobbero le loro abitudini, i loro interessi, ma soprattutto ascoltarono i loro discorsi, dal momento che riuscivano a comprendere tutte le lingue parlate sulla terra.
In poco tempo raccolsero molte informazioni.
Le uniche cose che davvero non riuscirono a capire furono “quegli strani comportamenti”, così chiamavano le carezze, i baci, gli abbracci, gli sguardi e altre effusioni che le persone si scambiavano.
Tutto ciò per loro rimase un mistero.
Comunque non se ne fecero un problema, e continuarono ad esaminare ancor più da vicino i tratti esteriori degli umani.
Però si avvicinarono troppo. E accadde qualcosa di spiacevole.
Tutte le persone, toccate sul viso e sulle mani dalle punte rosse dei coronavirus, iniziarono ad avere, dopo un po’ di tempo, una strana reazione: si ammalavano, prendevano la febbre, il raffreddore e la tosse.
Sembrava che ci fosse allergia o incompatibilità tra la specie umana e quella dei coronavirus.
Per fortuna, bravi medici ricercatori riuscirono a vedere per la prima volta i coronavirus attraverso le potenti lenti del microscopio e capirono che proprio quegli esserini erano i responsabili dei nuovi malanni.
In collaborazione con tanti altri medici, iniziarono a creare farmaci adatti a sconfiggere il contatto da coronavirus.
Immediatamente i governanti delle nazioni, informati dai medici, diffusero alcune regole per evitare alla gente di ammalarsi: lavare spesso le mani; uscire di casa solo se necessario e indossare mascherine e guanti; nei luoghi pubblici mantenere una distanza di almeno un metro tra una persona e l’altra per evitare possibili contagi da chi fosse già malato.
Le persone fecero quanto indicato, inoltre iniziarono a sanificare le strade, le scuole e altri ambienti; spruzzarono sostanze disinfettanti ovunque.
Poi si chiusero in casa. Nelle proprie abitazioni erano al sicuro.
E da quanto ne so, pare che in casa ci si trovassero bene!
Certo ai bambini mancavano le passeggiate all’aperto, in compenso, però, passarono piacevoli momenti con i familiari, con calma, senza la solita fretta che li aveva inseguiti fino ai giorni addietro per i molteplici impegni: la scuola, la danza, la pi-scina … una corsa continua.
Finalmente si gustavano gli affetti, le conversazioni, i giochi insieme; tanti bambini si gustavano perfino il piacere di non fare nulla, distesi e rilassati sul letto, sul tappeto, sul divano.
E non si trattava dell’oziare tanto perseguitato, ma di attimi di magia.
Sì, perché in quei momenti i bambini non facevano altro che … sognare.
Ma ora torniamo al prosieguo di questo racconto.
Come ti ho già detto, furono utilizzati molti disinfettanti che presto ebbero l’effetto desiderato: indebolirono i piccoli esseri venuti dallo spazio, fino a rallentare i loro movimenti.
E fu allora che il capo dei coronavirus prese una decisione importante:
«Bisogna tornare alla nostra galassia!»
Così, in breve tempo, le piccole sfere si ritrovarono sulla cima di un monte, come da ordini ricevuti.
Prima di partire volsero lo sguardo alla terra, ormai da troppi giorni deserta e silenziosa.
«Appena ce ne andremo, questo pianeta tornerà ad essere sereno, gioioso e rigoglioso!» affermò il comandante.
Poi una nuvola di coronavirus, invisibile agli occhi umani, superò l’atmosfera terrestre e si diresse verso una galassia lontana.
Adesso penserai che la storia si sia conclusa in questo modo. Ma non è andata così perché tra i coronavirus ci furono comportamenti scorretti, proprio come a volte accade fra gli uomini.
Alcune piccole sfere ribelli non obbedirono all’ordine di rientro e ad oggi sono ancora sulle nostre strade a combinare guai.
Ma niente paura!
Il loro capo è già tornato per riportarle indietro.
E se qualcuna dovesse far finta di non sentire, per rimanere sulla terra, se la vedrà con i nuovi prodotti antivirus che i dottori di tutto il mondo stanno mettendo a punto.
Se non seguiranno il nuovo ordine del comandante, sarà peggio per loro.
Nel frattempo, però, è meglio essere prudenti e rispettare le regole.
Io resto a casa!
E tu?